Quello che è uno dei monasteri più antichi, grandi e ricchi della città fu fondato dai Benedettini nell’alto medioevo per onorare le reliquie di S. Severino, qui custodite dal 902, insieme a quelle di S. Sossio martire, ritrovate tra le rovine del castello di Miseno due anni più tardi. L’edificio fu ricostruito a partire dal 1490 insieme con l’annessa chiesa, dalla facciata settecentesca, contraddistinta da un interno ricchissimo di opere d’arte, dominato dalla volta affrescata con storie di S. Benedetto, capolavoro di Francesco De Mura (1740) che dipinse anche le tele ai lati dei finestroni (santi e pontefici) e in controfacciata (Convito in casa del fariseo); da notare inoltre il pavimento marmoreo cinquecentesco. Nelle cappelle (di cui molte affrescate da Belisario Corenzio e da Giovanni Angelo Criscuolo) belle tele del manierista Marco Pino (Natività di Maria nella prima, Assunta nella terza, Epifania e affreschi nella volta della sesta, Natività nella prima sinistra), di Giovanni Antonio Tenerello (ancona marmorea e sepolcro nella seconda destra) e Andrea da Salerno (polittico nella seconda sinistra, dalla Chiesa inferiore). A destra si apre il vestibolo della sagrestia con, a sinistra, la cappella Medici (Madonna e santi di Fabrizio Santafede, 1593) e, a destra, la tomba di Andrea Bonifacio, capolavoro dello scultore spagnolo Bartolomeé Ordóñez (1518-19) eseguito per un bambino morto a sei anni. Da qui si scende nella più antica Chiesa inferiore, di forme rinascimentali. Dal transetto destro si passa nella cappella Sanseverino, dove sono i sepolcri dei tre fratelli Sanseverino, fatti avvelenare dallo zio per impossessarsi del feudo, opera originalissima di Giovanni da Nola e aiuti (1539-45). Il sontuoso presbiterio è cinto da una balaustra di marmi commessi disegnata da Cosimo Fanzago, autore anche dell’altare (1643, molto rimaneggiato nel 1783); nella volta (il riquadro centrale rifatto), affreschi di Belisario Corenzio (che morì, ottantenne, cadendo dalle impalcature ed è sepolto nella chiesa). Splendido il coro intagliato (1560-73) da Benvenuto Tortelli e Bartolomeo Chiarini; il monumentale organo in legno e cartapesta è del secolo XVIII. Nel transetto sinistro, sepolcro di Vincenzo Carafa di Michelangelo Naccherino e Calvario del Pino (1577).